Gare invernali (Sport invernali)

 

Gare invernali

Gare invernali (Sport invernali), 1931-32 (Credits: Paolo Righi-Meridiana Immagini)

Il gruppo scultoreo di Arturo Martini ha due titoli interscambiabili: Gare invernali e Sport invernali; ma inizialmente doveva intitolarsi, significativamente: Stranieri (secondo la testimonianza di Pinghelli 1932).
Realizzata a Vado Ligure appositamente perché figurasse alla Biennale di Venezia del 1932, tra le grandi terrecotte è l’unica a essere formata da due figure distinte e a costituire quindi un “gruppo” molto particolare e anche unico non solo nel catalogo martiniano ma nella scultura dell’epoca.

Le due statue non hanno punti di contatto, sono una donna e un uomo che non hanno alcuna relazione tra loro e che, anzi, esibiscono caratteristiche opposte. Sono due figure stanti, di altezza maggiore al vero, separate; entrambe sono rivolte verso il riguardante, quasi in attesa di uno scatto fotografico.

Può essere utile e interessante collocare questa “invenzione” nel frangente nel quale Martini stava lavorando al grande gruppo dell’Adamo ed Eva per la Villa Monterosso ad Acqui Terme dei coniugi Ottolenghi Wedekind, un’opera nella quale invece, come da tradizione, i due protagonisti hanno nella mela, il punto di contatto.

Siamo nella tarda estate del ’31 e una volta ultimata la scultura in pietra di Finale, Martini si dedica alla sala personale che lo attende a Venezia per la primavera successiva e pensa, come sappiamo dall’epistolario, a una sua presenza tutta imperniata su terrecotte “monumentali”; due di queste cinque presentano una doppia presenza, Gare invernali e Chiaro di luna. Molto diverse tra di loro; la seconda impaginata entro un riquadro teatrale, la prima con le figure smagrite prive di un riscontro spaziale fisso.

Collocati come su un podio, l’artista ha inteso conferire loro l’espressione carica di sorpresa e di attesa nel momento culminante della loro “liberazione” dal chiuso di una esistenza precedente; perciò possiedono e restituiscono la sensazione di costituire un’apparizione, dunque: sia guardare che essere guardati. Sono su una soglia, sono (ritornati?) alla luce.

Per la prima e unica volta, inoltre, Martini si esibiva a presentare in un’unica opera le due differenti cromie, della terra rossa per la figura femminile e della terra gialla refrattaria per la figura maschile, un doppio registro cromatico e anche una diversa difficoltà di cottura che gli consentivano di insistere sulla questione tanto dibattuta del dilemma scultura-pittura.

Gare invernali è una delle quattro opere prestate dal Museo Middelheim di Anversa rientrate in Italia eccezionalmente per l’occasione.

Nico Stringa
curatore della mostra “Arturo Martini. Creature, il sogno della terracotta” a Palazzo Fava, Bologna

La mostra a Palazzo Fava propone per la prima volta assieme le grandi terrecotte ad esemplare unico realizzate direttamente dall’artista tra il 1928 e il 1932.

Altre opere: Aviatore; Il cielo-Le stelle; Attesa; Chiaro di luna

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