Attesa (La Veglia)

Attesa (La veglia), 1931-32

Attesa (La veglia), 1931-32

L’angolo di una stanza, di una camera, in dimensione al vero: la parete di sinistra è ricoperta da un grande tendaggio che arriva fino al pavimento, quella di destra presenta l’apertura di una finestra dentro la quale si sporge, ripresa di spalle, una donna svestita che in punta di piedi si affaccia per poter intravedere la persona che sta aspettando.
Le si vedono la nuca e i capelli che scendono sulle spalle (non si è mai visto il volto di questa donna, che pure è modellato).

La rotazione che Martini ha impresso all’asse della camera gli ha consentito di mettere in forte evidenza la diversa situazione della parete di sinistra, fortemente chairoscurata dalle pieghe essenziali del tendaggio, e della parete di destra liscia e spaccata dall’ombra rettangolare della finestra; e di illuminare il dorso della protagonista, riprendendo, ad evidentiam, lo schema privilegiato di tanta pittura romantica, da Friedrich in avanti.

È una scena notturna, come tante altre appartenenti al ciclo delle terrecotte piccole e grandi, come Donna in attesa, come La moglie del marinaio, Sogno e Chiaro di luna; ed è, come per tante altre opere in terracotta e no, una scena sul tema dell’attesa, della mancanza, dell’assenza. E del desiderio.

In questo caso non si tratta più di una trasposizione da una matrice letteraria ma di uno spaccato di vita quotidiana, un fotogramma di una pellicola che a questo punto si ferma, oltre il quale non si va. Ed è significativo che diversamente dai piccoli teatrini, dove la finestra solitamente mette in comunicazione con l’esterno, e si rendono possibili altri e alternativi punti di vista, in questo caso il varco che in misura così notevole connota tutta la parte destra della scultura (ma si direbbe dell’architettura) sia sbarrato…
Più in là, sembra suggerire lo scultore, spazio e tempo si dilatano oltre misura, nell’oscurità.

Nico Stringa
curatore della mostra “Arturo Martini. Creature, il sogno della terracotta” a Palazzo Fava, Bologna

La mostra a Palazzo Fava propone per la prima volta assieme le grandi terrecotte ad esemplare unico realizzate direttamente dall’artista tra il 1928 e il 1932.

Altre opere: Aviatore; Il cielo-Le stelle.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *