Palazzo Fava e gli esordi dei Carracci

Specola

Specola di Palazzo Fava – Credits: Paolo Righi – Meridiana Immagini

Un romanzo storico, immaginato sulla grande pittura precedente capace di oltrepassare le secche del manierismo e di comunicare direttamente ad apertura, non di libro, ma di finestra, questo scrive Roberto Longhi di Palazzo Fava alludendo probabilmente a un’idea di progresso non solo artistico, ma anche culturale e umano che ancora oggi caratterizza questo luogo nel centro di Bologna.

La storia dei Fava, una delle famiglie più antiche della città, è assai vivace e caratterizzata fin dagli albori da esponenti che si distinguono nelle scienze, nelle lettere e nella vita politica: il 22 maggio 1579 Filippo Fava sposa Ginevra Orsi e pochi anni più tardi, nel 1584, incarica i tre giovani Ludovico, Annibale e Agostino Carracci di decorare il salone e le stanze del primo piano.

Il primo importante ciclo d’affreschi della loro carriera e il primo grande saggio della loro arte.

Bologna. Palazzo Fava.

Il padre di Annibale e Agostino, Antonio Carracci, sarto della famiglia Fava, che intercede a favore dei figli per la realizzazione di questa importante impresa, probabilmente non immagina che tali affreschi diventeranno una pietra miliare della storia dell’arte.

Anche nel Seicento l’arte e la cultura sono fra gli interessi principali della famiglia Fava, che vede nel conte Alessandro e poi nei figli Pietro Ercole e Nicolò Maria, gli artefici di un grande sviluppo e di raffinate scelte artistiche. Già il conte Alessandro viene descritto dal Malvasia come uno dei grandi mecenati della storia di Bologna, colui che per il progresso dell’arte metteva un ponteggio mobile a disposizione dei giovani artisti, la studiosa gioventù come la chiama Malvasia, affinché studiassero le avventure e gli eroismi degli affreschi carracceschi.

Nicolò Maria Fava, eletto principe, diverrà anch’egli un importante animatore del palazzo aprendovi la sede dell’Accademia degli Accesi nel 1686. Con la vitale protezione di un aristocratico questo luogo diventa un importante crogiuolo di letterati e artisti.
Con Giovan Pietro Zanotti, Pietro Ercole Fava promuove nei primi anni del Settecento la illustre Accademia Clementina che vede le sue prime riunioni proprio a Palazzo Fava.

Bologna.Palazzo Fava.

Dopo la morte di Pietro Ercole, dedito interamente alla pittura, l’artista Donato Creti stilerà in maniera assai dettagliata l’elenco della collezione di famiglia. Dai suoi inventari si delinea una famiglia che per la sua storia collezionistica e artistica gioca un ruolo essenziale nella trasmissione di modelli figurativi importanti che dagli affreschi dei Carracci del ciclo di Giasone e Medea e delle sale con gli episodi tratti dai libri dell’Eneide spaziano sperimentalmente nei fregi di Bartolomeo Cesi, Francesco Albani, Lucio Massari e altri esponenti dell’Accademia carraccesca degli Incamminati.

Racconta Zanotti nel 1703: Credo di aver in cento luoghi fatta degna menzione della casa Favi, e detto come ella fosse scuola sempre cortesemente aperta a coloro, che cercano di profittare nella pittura, e veramente altro luogo più proprio a ciò fare non troverassi, essendo non solamente pinta da Carracci, e da altri prestantissimi pittori, ma piena di mobili pitture tutte al sommo egregie, così antiche, come moderne…

Donato_Creti