Il giovane Giorgio Vasari a Bologna

Era il 1539 quando Giorgio Vasari arrivò in città per un lavoro che gli era stato commissionato dai monaci olivetani di San MicheIe in Bosco.

San Michele in Bosco - Sala Vasari

San Michele in Bosco – Sala Vasari

Intorno agli anni Venti del XVI secolo fu infatti costruita quella sala che oggi è nota con il nome del grande artista all’interno del complesso conventuale che domina Bologna dalla sommità di un colle. I monaci olivetani che reggevano il monastero avevano da tempo coinvolto artisti della Scuola bolognese per rendere ancor più belli la chiesa e il convento e desideravano far decorare anche il locale dove consumavano i pasti. Dalla loro Casa Madre di Monte Oliveto Maggiore, in provincia di Siena, giunse una “raccomandazione” nei confronti di un giovane pittore di Arezzo (al tempo aveva 28 anni) di nome Giorgio Vasari, che già aveva lavorato per l’Ordine. Naturalmente, i frati bolognesi accettarono di buon grado questa segnalazione e il nostro fu dunque assunto per abbellire il Refettorio.

Gli artisti bolognesi non accolsero con troppo entusiasmo il suo arrivo e la sua presenza: temevano una sorta di pericolosa colonizzazione toscana. Nonostante ciò, ovviamente, i lavori ebbero inizio, anche se Vasari era ben conscio di questa ostilità e lo scrisse con disappunto nella sua autobiografia. Fortunatamente, la permanenza a Bologna non durò così a lungo: l’anno dopo, con suo notevole sollievo, fece ritorno a casa.

Bologna - R. Pinacoteca (Vasari Giorgio) La Cena di S. Gregorio Magno - Fotografia di Pietro Poppi

Bologna – R. Pinacoteca (Vasari Giorgio) La Cena di S. Gregorio Magno – Fotografia di Pietro Poppi

Nacque perfino una polemica sulle opere della Sala Vasari: si diceva che l’artista aretino fosse geloso della bravura dei suoi collaboratori e che tendesse a confondere le idee sulla paternità dell’esecuzione della decorazione. Recenti studi hanno infine permesso di attribuire al pittore toscano l’ideazione dell’intero progetto decorativo e di confermare il fondamentale ruolo di Cristoforo Gherardi, nell’esecuzione delle “Storie dell’Apocalisse” e delle grottesche, mentre di sua mano esclusiva sarebbero le tre grandi tele che vennero poi effettivamente collocate nel refettorio:
– Abramo nella valle del Mambre offre da mangiare agli angeli
– Cristo in casa di Marta e Maria
Cena di San Gregorio coni dodici poveri.

Circa due secoli dopo, anche in San Michele in Bosco le soppressioni napoleoniche diedero origine, come spesso accadde, a notevoli danni relativamente alla conservazione del patrimonio artistico. Il primo dipinto andò disperso; il secondo fortunatamente è ancora in loco ed il terzo è conservato nella Pinacoteca Nazionale di Bologna.

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