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Cinema Savoia a Bologna, dalle Collezioni di Genus Bononiae

Cinema Savoia a Bologna, dalle Collezioni di Genus Bononiae

13 settembre 1929: Bologna era in subbuglio. Al cinema Savoia di via Rizzoli sarebbe stato proiettato il primo film sonoro della storia del cinema.
Si trattava de Il cantante di jazz (titolo originale The Jazz Singer): aveva come protagonista Al Jolson; il regista era Alan Crosland.

In realtà, le uniche parti sonore erano costituite da nove canzoni totalmente musicate e cantate; le frasi parlate si riducevano a pochi minuti. Tuttavia, la pellicola – uscita nel 1927 negli Stati Uniti – aveva avuto un effetto “deflagrante” e aveva dato il via ad una nuova fase dell’industria cinematografica e della comunicazione in generale. Il suo successo contribuì persino a salvare dal fallimento la Casa di produzione Warner Bros, coinvolta come tante altre industrie nella crisi economica di quegli ultimi anni Venti.

Fu tra i candidati al premio Oscar per il migliore adattamento, mentre la Warner fu premiata per aver coraggiosamente osato un “esperimento” così pionieristico nel settore. Della distribuzione in Italia si incaricò la Anonima Pittaluga, società proprietaria, tra l’altro, proprio della magnifica e innovativa sala del cinema Savoia (aperta nel 1925).
Il cinema poteva contenere fino a duemila posti tra platea e galleria; era dotato dei migliori accorgimenti tecnici dell’epoca sia per la proiezione sia per l’areazione e la sicurezza. La sala era illuminata da un enorme lampadario in ferro battuto di eccezionali dimensioni.
Niente di meglio, dunque, che presentare il film lì: l’avvenimento lo meritava.

Fino ad allora, le pellicole scorrevano sullo schermo accompagnate dalla musica di un pianoforte suonato in sala. La musica era gioiosa o drammatica a seconda dello svolgersi della trama e serviva ad enfatizzare o meno ogni singolo fotogramma della trama, ma ora: come sarebbe stato, si chiedevano i numerosi appassionati? Avrebbero davvero sentito la voce dei protagonisti delle pellicole? L’aura di mistero che circondava i divi e le dive sarebbe stata offuscata dalla prosaicità delle loro voci? Il “vero” cinema sarebbe finito?

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