Guerra 1915-1918 a Bologna: una battaglia per la vita

La Grande Guerra 3
La cosiddetta Grande Guerra fu, come noto, sanguinosissima. Combattuto soprattutto sul fronte orientale, il primo conflitto su suolo europeo dell’Italia unita vide alcune battaglie che divennero epiche e tanti furono gli episodi di coraggio, valore e disperazione. I morti risultarono centinaia di migliaia, ma tanti furono anche i feriti e gli ammalati a causa delle conseguenze di tali battaglie.

Bologna, da sempre, è il più grande e importante snodo ferroviario d’Italia, così come è sempre stata un polo sanitario all’avanguardia. Non poteva non rivestire tale ruolo logistico anche e soprattutto durante la Prima Guerra Mondiale. Questa guerra offriva modalità inedite di combattimento rispetto alle precedenti, ma anche nuovi metodi di assistenza a coloro che rimanevano feriti e avevano necessità di essere curati.

I feriti, trasportati dai campi di battaglia delle Alpi e da altri territori a nord, venivano caricati sui treni – in appositi vagoni-ospedale – e arrivavano a Bologna presso lo scalo già della Grande Velocità, a ponente della stazione. Qui li aspettava il servizio di assistenza organizzato dal Comune in collaborazione con le autorità militari, il corpo dei Pompieri e la Croce Rossa in funzione fin dal luglio 1915.
La Grande Guerra
Il responsabile del servizio di trasporto era il colonnello Cavara, che poteva avvalersi di vigili del fuoco, di sei soldati della Sanità Militare e di sette soldati automobilisti. I nuovi arrivati, poi, a seconda delle cure cui dovevano essere sottoposti, venivano dirottati nei vari nosocomi cittadini. Naturalmente, il flusso era incessante e per rafforzare la capacità di ricovero furono requisiti edifici comunali e privati. Tra gli altri, si possono ricordare: le scuole De Amicis, il Liceo Minghetti, il Seminario e la sede della Croce Rossa.
Quando le ambulanze e le autolettighe non bastavano, venivano utilizzate le carrozze tramviarie, adattate alle circostanze. Per rendere possibile l’accesso delle carrozze allo scalo ferroviario erano state necessarie lunghe trattative fra il Comune, la Società dei Tram e la Commissione militare. Dall’ingresso su viale Pietramellara furono dunque installati nuovi binari che conducevano le vetture direttamente allo scalo. In questo modo, le operazioni non intralciavano il normale traffico di viaggiatori della Stazione Centrale.

Subito dopo l’arrivo, i feriti venivano fatti accomodare in una primitiva infermeria allestita all’interno di ex magazzini; poi venivano rifocillati e assistiti dalle crocerossine. Oltre al servizio medico e paramedico, infatti, presso lo scalo si poteva trovare anche una cosiddetta “cucina del soldato”.
Questi servizi, che contribuirono fortemente a riportare in salute tanti giovani che avevano combattuto sul Carso e sul Piave, furono attivi fino alla fine del 1918 e anche successivamente furono di supporto durante il ritorno a casa dei reduci.

Nel mese di gennaio il ciclo di visite guidate I Giovedì a Palazzo Pepoli è dedicato a “Bologna e la guerra”:
8/1 Battaglie medievali
15/1 I moti dell’Ottocento
22/1 La Grande Guerra
29/1 La seconda Guerra Mondiale

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