Giovanni Racca e i piani melodici

Opuscolo Racca
Nato a Monasterolo di Savigliano (Cuneo) il 29 luglio 1832, Giovanni Racca si trasferì a Bologna nel 1886 e nello stesso anno creò e brevettò il Piano Melodico che fu poi presentato all’Esposizione Internazionale di Bologna del 1888. Da questo momento l’inedito strumento ebbe un enorme successo e diffusione in tutto il mondo per interi decenni.
Dopo la sua morte (Bologna , 18 maggio 1902), fu il figlio Giuseppe a prendere in mano la ditta e a gestirne l’attività fino alla sua cessazione nel 1927.

La “Giovanni Racca” vinse numerosi premi come la Medaglia d’oro all’Esposizione Internazionale di Liegi (Belgio) nel 1905 o Gran Diploma d’onore all’Esposizione Internazionale di Milano nel 1906.

Fabbrica di piani melodici Racca

La Fondazione Carisbo annovera tra le sue collezioni sette Piani Melodici di Racca:
– Cinque nella Collezione Marino Marini
– Uno nella Collezione Tagliavini (esposto a San Colombano)
– Uno nella Collezione Scala

Tra i noti possessori dei Piani Melodici si possono citare la Regina Margherita di Savoia, S.A.R. la Principessa Letizia, il Principe Ereditario Danilo del Montenegro o S.A.R. il Duca degli Abruzzi (che nell’allestire la sua spedizione al polo nord volle che a bordo della Stella polare non mancasse un Piano Melodico).
Ultimo ma non per importanza Giovanni Pascoli, che ha menzionato i Piani Melodici di Racca in diverse lettere, ecco alcuni frammenti:
Mio caro Giulio [Giulio Varga], ieri sera ebbi in casa il mio piano. Stamattina abbiamo suonato l’ “Ave Maria” di Gounod, la portentosa sinfonia della “Semiramide” e due o tre volte quella divinissima “Prière d’une Vierge” che mi ha suggerito i più alti e profondi pensieri. Io e Mariù siamo risorti a nuova vita. Il Racca è un benefattore dell’umanità a più buon diritto di qualunque scopritore e inventore di comodità e medicine. Egli viene in soccorso degli appassionati – dei bisognosi della musica i quali, come molte altre cose, così non poterono, da ragazzi, apprenderne l’arte consolatrice e sublimatrice. Vorrei avere il ritratto di questo industriale per metterlo accanto a quello dei poeti che più m’hanno ispirato e giovato! Non ha espressione il suo strumento? Io credo che lì dentro ci sia un’anima di qualche aedo morto che freme, o piange o s’esalti o s’adima. […] Ame piace che lì dentro ci sia del mistero, dell’oltreumano. Insomma, da che ho il musico strumento, io vivo il doppio di prima. Siano grazie a te, mio buon Giulio, che da questa prova vedo che mi vuoi sempre il bene dei nostri giovani e poveri anni […].

L’invenzione di Racca fu così nota in tutto il mondo che non mancarono presto degli imitatori, come nel caso di un pianino a disco Neo-Melodon che fa parte della Collezione Marini e che è stato costruito dalla Fabrik Leipziger Musikwerke vormals Paul Ehrlich di Lipsia nel 1895 ca.

Nel 1907/1908 ci sono state delle controversie legali tra la ditta Giovanni Racca e la casa editrice G. Ricordi, riguardo alla presunta edizione abusiva di riproduzione sui cartoni musicali perforati delle composizioni musicali sulle quali vigeva il diritto d’autore. La questione è stata ampiamente ripresa dai giornali; ne ha scritto anche Pascoli in una lettera all’amico organista Marco Enrico Bossi. La causa fu vinta da Ricordi e la corte inibiva alla ditta Racca di riprodurre sui cartoni opere musicali delle quali la ditta Ricordi possedeva i diritti d’autore.

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